Che il territorio dell’attuale comune di Introd fosse popolato sin dalla più remota antichità è sempre stato supposto, se non decisamente sostenuto, da diversi studiosi. A cominciare dal toponimo stesso che, con la sua desinenza in –od (esito in contrazione di un originario –ascus), rimanderebbe ad un popolamento di ceppo ligure prima, e salasso poi.
Tali considerazioni linguistiche furono quindi avvallate dal ritrovamento, avvenuto nel 1917, della necropoli eneolitica in località Champrotard, posta attualmente in Comune di Villeneuve, ma nel luogo in cui il territorio alto di Introd trova il suo naturale sbocco nel fondovalle della Dora Baltea.
In quell’ormai lontano anno Piero Barocelli scavò venticinque sepolture in tombe a cista che vennero da lui definite «neolitiche» e così descritte: «in generale costituite da quattro grossi lastroni di pietra messi a coltello e formanti una cassa approssimativamente rettangolare, chiusa da un quinto lastrone collocato a coperchio. Fondo della cassa è il suolo naturale, consistente in un esteso banco arenoso nel quale le tombe furono scavate in guisa da affiorare col lastrone di copertura alla superficie del banco stesso. La lunghezza non è mai maggiore di 1,40 metri e la larghezza e la profondità si aggirano per quasi tutte attorno ai 50 cm. Tutte le tombe erano approssimativamente orientate est-ovest: il cranio sempre ad ovest e sempre poggiato sul lato sinistro. La collocazione delle ossa rappresenta in genere il corpo che giace a sinistra o colle gambe rannicchiate. Il bacino però e il torace sono spesso in posizione frontale. Varia è la posizione delle braccia». Venne altresì notata la pressoché totale assenza di corredo funerario, eccezion fatta per un frammento di ascia giadeitica ritrovato nella tomba n. 19 insieme ad un raschiatoio di quarzo e ad un punteruolo in selce; la tomba n. 25, invece, restituì un dente di cinghiale forato per essere usato come ciondolo. Stante l’estrema scarsità di materiale, soprattutto ceramico, fu grazie alla posizione dei defunti nelle tombe e alla stessa tipologia delle sepolture che Barocelli propose di attribuire questa necropoli al Neolitico Finale; ai fini della collocazione cronologica si rivelarono molto utili anche i confronti con analoghi piccoli gruppi di tombe già individuati a Saint-Nicolas (nei pressi della chiesa parrocchiale, anch’essa in posizione solitaria e rilevata assimilabile a quella occupata dalla chiesa di Introd, nel 1869 e successivamente nel 1885 furono rinvenute due tombe a cista contenenti monili ricavati da valve di Pectunculus, e a Montjovet in corrispondenza di un terrazzo naturale a monte della frazione Fiusey, scavata nel 1909 da Ernesto Schiaparelli
afferente all’attuale comune di Introd, dove si sarebbe portati ad immaginare la presenza dell’abitato o nella conca posta immediatamente verso sud, o in corrispondenza dell’altura oggi occupata dalla chiesa parrocchiale, dal castello, dal municipio e dalle scuole.
È altresì importante ricordare che, a sud-ovest del sito indagato, ad una ventina di metri dalla cappella del Santo Sudario, fonti locali parlano del ritrovamento, nel corso del XX secolo, di cinque tombe apparentemente a cista, anche se non necessariamente del tipo Chamblandes, che potrebbero testimoniare un uso a scopo funerario del luogo in più momenti distribuiti tra il Neolitico e l’Eneolitico.
Ed è stata proprio la richiesta di procedere all’ampliamento dell’edificio scolastico da parte dell’Amministrazione comunale, situato all’interno di un areale di specifico interesse archeologico tutelato ai sensi del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, della legge regionale 6 aprile 1998, n. 11 (Piano Territoriale Paesistico), nonché della legge regionale 10 giugno 1983, n. 56, a rendere necessaria l’esecuzione di sondaggi archeologici preventivi così come previsto, appunto, dalle norme di tutela.
Seguendo dunque il corretto iter procedurale, l’Assessorato Istruzione e Cultura, attraverso i propri tecnici della Soprintendenza, ha richiesto apposite indagini preliminari al fine di verificare che la porzione di terreno destinata ad ospitare il nuovo ampliamento delle scuole non presentasse elementi archeologici tali da pregiudicarne, appunto, la fattibilità.
Dopo una serie di sopralluoghi e in seguito alla raccolta di tutte le informazioni storico-archeologiche relative ad acquisizioni pregresse, le operazioni di scavo prendono avvio in data 28 giugno 2011.
Si tratta di un individuo adulto-senile di sesso femminile e altezza inferiore alla media dell’epoca, sulla base di confronti con siti coevi. La defunta è adagiata sul fondo di una piccola fossa rettangolare; il taglio ha andamento est-nordest/ovest-sudovest e presenta angoli arrotondati e pareti quasi verticali. Lo scheletro è in posizione rannicchiata sul fianco destro, il corpo orientato in senso est-nordest/ovest-sudovest con il cranio a est ma rivolto verso nord-ovest. Tronco e bacino sono volti verso il basso, le braccia flesse a portare le mani di fronte al viso e le gambe leggermente piegate. Questa postura rivela evidenti analogie con le sepolture rinvenute all’interno di ciste litiche di tipo Chamblandes presenti sul territorio valdostano ed attribuite al Neolitico Recente – Eneolitico. Tra questi il sito maggiormente indagato è quello di Villeneuve, in località Champrotard. I risultati delle analisi col radiocarbonio effettuate sullo scheletro, pervenuti all’inizio del mese di maggio 2012, inquadrano la sepoltura al 3577 ± 45 BP. Oltre a ridimensionare l’ipotesi cronologica iniziale, tali esiti forniscono senz’altro nuovi spunti di riflessione che dovranno
essere analizzati mediante approfonditi studi da realizzarsi in siti coevi dell’Italia settentrionale e centrale prima di poter formulare ipotesi circa il contesto culturale di riferimento. I dati confermano inoltre l’appartenenza della sepoltura ad un periodo di transizione tra la parte finale dell’Eneolitico e l’inizio del Bronzo Antico, una fase ben attestata nel sito di Saint-Martin-de-Corléans ad Aosta.
Lo scheletro si è conservato in modo quasi completo, con solamente alcune piccole ossa, come le falangi delle mani, mancanti; il perone e l’astragalo sinistro sono stati recuperati nello strato soprastante. Lo stato di conservazione dei resti, considerando l’antichità del reperto, è discreto, il che ha permesso una pulizia molto accurata dello scheletro in situ, prima del suo successivo prelievo. Relativamente alle patologie dello scheletro di Introd non sono stati rilevati gravi problemi di salute o deformazioni di rilievo che potrebbero aver condizionato la vita del soggetto in analisi; sono invece leggibili tracce di piccoli problemi
legati all’usura e ad infezioni della dentatura, alla consumazione e degenerazione sistemica del materiale cartilagineo presente tra le articolazioni e a mancanze di una sostanza integrativa essenziale per il corpo umano, ovvero il ferro.
In conclusione lo studio osteologico preliminare effettuato sullo scheletro ha permesso di mettere in luce alcune informazioni circa l’esistenza vissuta della “Signora di Introd”. Sulla base delle recenti risultanze delle datazioni al C14 sarebbe interessante affrontare un riesame delle sepolture rinvenute all’interno delle necropoli coeve già identificate in Valle d’Aosta, in modo da poter iniziare a ragionare sulle diversità e similitudini presenti tra gli individui, in relazione al sesso di appartenenza, all’età, alla costituzione, in modo da definire, mediante un concreto confronto tra un maggior numero di individui, le caratteristiche particolari di questo antico popolo.